Casa Museo "Salvatore Bisconti"
69 Via Roma Monteroni di Lecce
Salvatore Bisconti nacque a Monteroni di Lecce il 30 novembre 1928 da Antonio e Antonietta Pallara, terzo di sei figli dopo Giuseppe e Vincenzo, e seguito da Consiglia, Cosima e Maria. Fin da bambino, aiutò il nonno Pasqualino nella gestione di un piccolo gregge, avviandosi al mestiere di pastore. Le campagne in cui conduceva le pecore lo affascinavano profondamente, in particolare gli alberi dalle forme variegate che stimolavano la sua fantasia: li vedeva come animali, persone o spesso come crocifissi e santi. Con un semplice coltellino, iniziò a intagliare pezzi di legno caduti, creando bastoni che regalava ai pastori più grandi.
L'origine del soprannome "Pistone" è legata al nonno Pasqualino, che eccelleva nel gioco delle bocce. Dopo un periodo di malattia, al suo ritorno fu colpito dalla nuova pista realizzata in sua assenza, esclamando: "Ma questa non è una pista; è un Pistone!". Da quel momento, fu soprannominato "Pasqualino Pistone", e il nomignolo si estese a tutta la famiglia, passando di generazione in generazione. Così, Salvatore divenne noto come "Totò Pistone".
Nel 1940, a soli 12 anni, Salvatore si unì al padre e ai fratelli nell'attività di imbianchini, lavorando poi anche nella costruzione delle prime strade e marciapiedi del paese. Si innamorò presto di Albina Guido, che sposò nel settembre 1951 nella Chiesa Matrice di Monteroni. Dal loro matrimonio nacquero quattro figli: Mimina, Aurelio, Anna Maria e, undici anni dopo, Angelo.
La vita di Totò si divideva tra il lavoro e la famiglia, finché il sindaco Smerillo gli offrì un posto come netturbino. Dopo aver consultato la moglie, accettò l'incarico che mantenne per diversi anni. Con l'avvento del sindaco Salvatore Mario Pati, Totò mise a disposizione del Comune le sue competenze di imbianchino, contribuendo alla pitturazione della segnaletica stradale, degli uffici municipali, della caserma dei carabinieri e degli edifici scolastici. Il suo impegno e la sua dedizione gli guadagnarono la stima del sindaco, con il quale instaurò un'amicizia che durò tutta la vita.
Quando l'avvocato Mario Marini divenne sindaco, Totò ne divenne il braccio destro e consigliere. Durante il mandato di Marini, venne realizzato il Velodromo degli Ulivi, una struttura imponente che ospitò nel 1976 le gare del mondiale di ciclismo su pista, con la partecipazione di ciclisti come Merckx, Gimondi e Moser. Totò contribuì alla creazione di panchine in pietra, fontane, un laghetto recintato e le caratteristiche "paiare", costruzioni tipiche del Sud, che ancora oggi sono presenti, sebbene la struttura sia stata trascurata negli anni successivi.
Nel tempo libero, Totò si dedicava alla lavorazione del legno, realizzando figure di animali e volti di personaggi noti, ma soprattutto opere di carattere religioso, ispirato dalla sua profonda fede cristiana. I suoi crocifissi, di forme e dimensioni diverse, divennero famosi, e uno di essi è custodito nel Seminario dell'Arcidiocesi di Lecce. Sebbene autodidatta, Totò fu riconosciuto come incisore e scultore di talento, partecipando a mostre di arte sacra e vincendo il "Primo Premio di Arte Sacra di Monteroni" in una mostra dedicata a Sant'Antonio da Padova.
Il suo laboratorio divenne un luogo di pellegrinaggio per molti, tra cui l'Arcivescovo Mons. Cosmo Francesco Ruppi, a cui Totò donò una statua in legno d’ulivo raffigurante il Calvario. In quegli anni, nacque anche una sincera amicizia con Don Marcello Semeraro, futuro Cardinale nominato da Papa Francesco.
Nonostante una vita segnata da sofferenze e malattie, la fede di Totò ne uscì rafforzata. Un episodio significativo avvenne quando, da giovane, fu colpito da una grave pleurite e i medici avevano perso le speranze. Una notte, Totò sognò i Santi Medici Cosimo e Damiano al suo capezzale, e il giorno successivo i medici notarono un improvviso miglioramento, che portò alla sua guarigione completa. Da quel momento, Totò sviluppò una profonda devozione per i Santi Medici, recandosi ogni anno al Santuario di Oria per ringraziarli.
Totò fu un uomo buono e umile, dedito alla carità e sempre pronto ad aiutare chi era in difficoltà. Amico di tutti, era conosciuto in paese per la sua presenza discreta ma elegante, spesso in cappotto e cappello, e in sella al suo motorino per raggiungere amici e familiari. Nonostante siano passati quattordici anni dalla sua scomparsa, avvenuta nell'ottobre del 2010, Totò rimane un punto di riferimento sociale e culturale per la comunità di Monteroni. Non ha lasciato solo opere d'arte, ma anche preziosi insegnamenti di vita da trasmettere alle future generazioni.
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