Pier Paolo Pasolini, una delle figure più importanti della cultura italiana del Novecento, nutrì un profondo legame con il Sud Italia e, in particolare, con il Salento. La sua esplorazione della cultura popolare e dei dialetti fu una costante del suo percorso intellettuale. Questo legame raggiunse il suo culmine nell’ultima apparizione pubblica di Pasolini, avvenuta il 26 ottobre 1975 al Liceo Classico Giuseppe Palmieri di Lecce, pochi giorni prima della sua tragica morte.
Pasolini era affascinato dalla vitalità culturale del Sud e vedeva nel Salento una terra ancora intrisa di arcaicità e tradizione. Il dialetto salentino, in particolare, attirò la sua attenzione per la sua ricchezza linguistica e storica. Per Pasolini, i dialetti rappresentavano un baluardo contro l'omologazione culturale, un processo accelerato dal boom economico del dopoguerra e dalla diffusione dei mass media. Considerava i dialetti come veicoli di identità collettive antiche, minacciate dalla modernizzazione che stava cancellando le specificità culturali e locali dell’Italia. Il dialetto salentino, con le sue radici latine, greche e bizantine, era per lui l’esempio di una cultura popolare autentica, ancora legata alla terra e alla comunità.
Durante il suo intervento al Liceo Palmieri, Pasolini affrontò alcuni dei temi a lui più cari: il consumismo, l’omologazione culturale e la perdita delle identità locali. Criticò aspramente la modernizzazione selvaggia che stava trasformando l’Italia, concentrandosi in particolare sugli effetti devastanti che questa aveva sul Sud e sul mondo contadino. Per Pasolini, la diffusione dell'italiano standard, attraverso la scuola e la televisione, era una forma di imposizione culturale che stava cancellando la ricchezza dei dialetti, impoverendo le identità locali.
Il pubblico presente a Lecce, composto da studenti e intellettuali locali, partecipò attivamente al dibattito. Pasolini non esitò a ribadire la sua visione pessimista sul futuro dell’Italia, denunciando il processo di distruzione della cultura popolare sotto la pressione del consumismo e della modernità. Il Salento, con le sue tradizioni, come il tarantismo e la pizzica, rappresentava per Pasolini uno degli ultimi baluardi di un’Italia preindustriale, ancora in connessione con un mondo arcaico e sacro, ormai in via di estinzione.
Questa apparizione pubblica fu l’ultima di Pasolini prima del suo tragico omicidio nella notte tra il 1° e il 2 novembre 1975 a Ostia. Il suo intervento a Lecce, quindi, assume oggi un valore simbolico e rappresenta una sorta di testamento culturale. In quella che fu la sua ultima conferenza, Pasolini espresse per l'ultima volta le sue preoccupazioni per il futuro dell’Italia e la sua malinconia per la perdita di un’identità culturale collettiva.
In conclusione, l’ultima apparizione pubblica di Pier Paolo Pasolini al Liceo Palmieri di Lecce fu un momento di grande intensità intellettuale e personale. Il Salento, con la sua cultura popolare e il suo dialetto, incarnava per Pasolini una forma di resistenza all'omologazione culturale. La conferenza di Lecce rimane un momento cruciale nella carriera di Pasolini, un addio simbolico a quella parte d’Italia che aveva tanto amato e difeso nelle sue opere.
Fonte Immagine: https://www.ventuno.news/2022/03/lultimo-incontro-pubblico-di-pasolini-e-il-griko/